
Il karate: controllo, potenza e concentrazione
Unarte di combattimento dalle radici antiche
È nella piccolissima isola di Okinawa a sud est del Giappone, mentre vige il più assoluto divieto di utilizzo delle armi per evitare rivolte popolari, che gli abitanti del luogo sviluppano tecniche di combattimento a mani nude.
Con gli anni la saggezza popolare si stratifica in quella che a poco, a poco diventa una vera e propria arte del combattimento in grado di unire in sé il fascino secolare dei luoghi da cui ha origine - il Giappone e la Cina e le filosofie orientali il Buddismo e il Taoismo.
Il merito è tutto del maestro Hiroshi Shirai se, a partire dagli anni 60, la tradizione del karatè giunge nel nostro tanto amato Bel Paese.
Durante un incontro di karate sono la potenza, il controllo, la tecnica e la concentrazione che si susseguono nelle mosse dei karateka ad ammaliare lo spettatore. Lobiettivo di ogni istante è quello di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo: le energie non devono essere sprecate, è per questo che serve massima concentrazione per raggiungere un determinato traguardo in un incontro.
Il karate: chi può farlo e le sue caratteristiche
Unarte particolarmente adatta a chi non è dotato di una robusta struttura muscolare - si pensi alle donne e ai giovanissimi - che, data lassenza di armi, può rappresentare una valida forma di autodifesa. Questo non vuol dire però che si tratta di uno sport pericoloso, come spesso in passato la violenza estrema del cinema ha fatto credere. Si tratta senza dubbio di unarte elegante e raffinata che permette anche di difendersi in caso di necessità.
La particolarità di questa disciplina è che si plasma perfettamente su qualsiasi tipo di soggetto - anziani, donne, uomini e bambini - a prescindere dalla fisicità di ognuno. Questo perché il Karate può assumere tante dimensioni: chi ha meno forza nel corpo, convoglierà la propria energia sulla mente, puntando sullesperienza e la cultura.
Ed è proprio grazie alla forza della mente e alla progressiva gestione di se stessi in particolare della fatica, della respirazione e, soprattutto, delle emozioni - è la porta di accesso alla scoperta di sé, nel tentativo di superare i propri limiti o almeno di riuscire a individuarli, trovare altre strade per aggirare un limite e raggiungere comunque lobiettivo prefissato.
Perché provare?
Perché munirsi di kimono ed entrare in un mondo in cui tutto - dallabbigliamento al linguaggio utilizzato per dar nome alle tante mosse e tecniche, dal modo di muoversi alla concezione del tempo - si allontana dalle proprie abitudini quotidiane?
I motivi sono davvero tanti, riassumibili in uno sviluppo interiore dentro un corpo in forma, che sviluppa nel contempo agilità e potenza.
Il corpo si risveglia sotto tanti aspetti: la postura, spesso scorretta durante il corso delle giornate, migliora visibilmente.
Non meno importante è la spinta motivazionale: i vari livelli di bravura raggiungibili vengono classificati in base alle cinture di colori diversi. Questo è un approccio sfidante che si perpetua non solo durante un incontro, ma in tutte le occasioni della vita.
Più in generale si impara a conoscersi, controllare listinto della rabbia e concentrarsi e, proponendo una lettura di questa disciplina più profonda e filosofica, avvicinerebbe chi la pratica allamore universale. In che modo? Amando se stessi dopo aver accettato i propri limiti, provando a superarli o, talvolta, ad accettarli e accettare se stessi per quel che si è.
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