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Focus: il petrolio rallenta la sua corsa
Il rallentamento improvviso della corsa del prezzo del petrolio sta iniziando a preoccupare gli investitori. Nella giornata appena trascorsa si è registrato un ulteriore forte calo, -
3,39%, con la quotazione del barile che è crollata a 51,99 dollari.
Il cambio di tendenza sembra sia stato innescato in particolare dalla pubblicazione del rapporto della società
di servizi petroliferi Baker Huges.
Nel documento, si certifica che cè stato un aumento del numero di piattaforme attive nella ricerca di greggio negli Stati Uniti. Questo ha fatto presagire ad un probabile aumento della produzione americana del petrolio.
A questa notizia si sono aggiunti poi i timori di un effettivo rallentamento delleconomia globale e in particolare di quella cinese, che rappresenta il secondo consumatore al mondo di combustibili fossili.
Un allarmismo diffuso che ha subito contagiato negativamente gli investitori che hanno così iniziato a vendere.
Le prospettive sembrano ancora rialziste
Nonostante tutto, gli analisti rimangono ancora fiduciosi in un trend rialzista del petrolio. Ci sono infatti altri fattori che influenzano in modo positivo la crescita del prezzo del petrolio, primo fra tutti la decisione dellOpec di tagliare la produzione.
Le previsioni più ottimistiche danno un prezzo del Brent a quota 70 dollari al barile entro la fine dellanno. E un ipotesi plausibile visto che il petrolio ha subito unondata di volatilità per tutta la seconda parte del 2018 con una conseguente flessione del 40% dei prezzi dai massimi di inizi ottobre ai minimi di dicembre.
Lincognita Venezuela
La crisi del Venezuela, che si sta vivendo in questi giorni, molto probabilmente avrà contraccolpi pure sugli equilibri fra le nazioni dellOPEC. Lo stato Sud Americano ne fa parte ufficialmente e per il momento ha consentito allobiettivo del taglio della produzione.
La produzione venezuelana è diminuita negli ultimi anni però non tanto per una scelta volontaria, ma per effetto dei sotto-investimenti del governo che hanno portato ad unassenza di nuove trivellazioni e nella resa calante delle estrazioni dai pozzi esistenti.
Dunque, il regime chavista ha sottratto unenorme offerta di petrolio dal mercato globale. Con la sua probabile fine, le cose cambierebbero e sicuramente il Venezuela tornerebbe a giocare un ruolo ben diverso allinterno del cartello dellOPEC.
LItalia festeggia laccordo tra Eni e Adnoc
Non è passata inosservata nel mondo del petrolio e della finanza lacquisizione da parte dellEni del 20% di Adnoc Refining, colosso della raffinazione. Unoperazione da 3,3 miliardi di dollari che consentirà ad Eni di accrescere e diversificare ancora una volta il suo business per fare fronte alla volatilità del petrolio.
Con questo affare Eni entra in una delle più grandi compagnie di raffinazione al mondo, 900mila barili al giorno. L'obiettivo è di arrivare ben presto a competere con la più grande raffineria al mondo, l'indiana Jamnager (1,24 milioni di barili).