
Focus: i tweet di Trump affossano le Borse
Ieri il Presidente americano è stato la causa principale della flessione delle principali Borse del mondo.
I suoi tweet sono diventate vere e proprie minacce in grado di destabilizzare immediatamente la fiducia degli investitori.
Lannuncio del presidente è che da venerdì alzerà
i dazi su prodotti cinesi dal 10 al 25% per un valore di 200 miliardi di dollari. La notizia ha fatto letteralmente crollare tutte le borse asiatiche: Shanghai ha perso oltre il 5,5%, Shenzen oltre il 7%, Hong Kong il 3,3% e Singapore più del 3%. Stessa cosa è capitata ai listini europei, che hanno chiuso tutti in forte calo. L'indice Ftse Mib è calato dell1,63%, a quota 21.409 punti e Francoforte ha perso l'1,31% e Parigi l'1,18%, mentre Londra era chiusa per festività.
Le parole di Trump sono state un vero fiume in piena: "Mai più perderemo soldi con la Cina sul commercio. Gli Stati Uniti hanno perso per molti anni da 600 a 800 miliardi di dollari all'anno per il commercio. Con la Cina abbiamo perso 500 miliardi di dollari. Scusate, ma questo non accadrà mai più".
I tweet potrebbero nascere dallinsoddisfazione di fondo di Trump dovuta alleccessiva lentezza delle trattative commerciali con Pechino, ma gli analisti vi intravedono anche una mossa politica messa in atto proprio alla vigilia dello sbarco a Washington del vice-premier cinese Liu He, atteso per il round finale delle trattative che, secondo indiscrezioni, dovrebbero chiudersi con un accordo proprio questo venerdì.
Un accordo difficile, ma molto vicino
Le minacce di Trump però si scontrano con le dichiarazioni del segretario al Tesoro Steven Mnuchin impegnato in prima linea a trattare con la Cina, che nei giorni scorsi di ritorno dallOriente aveva dichiarato siamo ai giri finali.
La stessa Pechino puntava a chiudere le trattative entro fine settimana, ma sembra non esserci ancora intesa su un punto cruciali. Si tratta degli aiuti di Stato concessi dal governo alle aziende cinesi con lobiettivo di creare leader globali nel settore hi-tech, bancario, assicurativo, energetico e dei trasporti. Unattività giudicata scorretta e di concorrenza sleale.
La tensione è alta e anche gli americani sono preoccupati
La situazione, dunque, risulta molto complicata e i timori di un fallimento delle trattative preoccupano non poco le associazioni retail degli Stati Uniti. Se i dazi dovessero essere applicati la prima conseguenza sarebbe laumento dei prezzi per i consumatori.
Tassare gli americani quando comprano mobili, elettronica, utensili non ha niente a che fare con la ricerca di un accordo con la Cina ha scritto in una nota Heartland, la coalizione che raggruppa le associazioni commerciali Usa. Apocalittiche anche le parole di Rich Helfenbein, presidente dellassociazione dei produttori di abbigliamento e scarpe sportive: i dazi saranno un ostacolo alla crescita economica americana.