
Focus: l'Europa bacchetta l'Italia
Come previsto, la Commissione Europea ha proposto una procedura dinfrazione per debito eccessivo contro lItalia. I commissari europei hanno presentato un dossier di 23 pagine con unanalisi nei minimi dettagli della situazione italiana e la cosa preoccupante sembra non sia soltanto landamento del debito, ma anche le scelte controverse adottate dal Governo Conte.
Attualmente il dossier resta nelle mani dei governi europei in attesa che esprimano un parere per decretare lapertura delliter ufficiale dinfrazione.
Moscovici, commissario Ue per gli affari economici e monetari, dal canto suo ha dichiarato che la sua porta rimane aperta per trovare una soluzione. Rimangono ancora dei giorni per mediare affinché lItalia torni nella giusta carreggiata.
Più dura, invece, la posizione del vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, che ha dichiarato: "L'Italia deve riconsiderare la sua traiettoria di bilancio e metterla chiaramente su un percorso di discesa, perché il percorso attuale ha creato danni all'Italia: la crescita va giù, gli interessi sul debito salgono e c'è un impatto negativo sugli investimenti".
Dito puntato su Quota 100
La Commissione si è dimostrata particolarmente contraria alla decisione italiana di Quota 100. Reputandola una riforma in grado di annullare gli effetti positivi degli interventi del passato e indebolire la sostenibilità a lungo termine delle finanze.
Di parere contrario invece i due vicepremier italiani in difesa della riforma. Salvini, fermo su questo provvedimento, dichiara: Quota 100 non si tocca, anzi l'obiettivo è quota 41: in pensione dopo 41 anni di fabbrica. Mentre Di Maio rimane sulle difensive dando la colpa ai Governi precedenti: L'infrazione è per debiti fatti dal Pd. Saremo responsabili, ma quota 100 non si tocca. Intanto, durante un viaggio istituzionale in Vietnam, il Premier Giuseppe Conte assicura che farà il possibile per evitare la procedura europea e anche il Ministro Tria è fiducioso: Ora si apre un dialogo costruttivo con lUe.
Il dubbio però rimane e anche i dati nel dossier non sono confortanti. Di fatto il divario fra gli impegni di riduzione del debito pubblico e gli obiettivi reali raggiunti o da raggiungere è impressionante. Il gap stimato è del 5,8% del PIL nel 2016, del 6,7% nel 2017, del 7,6% nel 2018, del 9% nel 2019, e infine del 9,2% sempre del PIL nel 2020. Negli anni il Governo italiano promette da sempre una riduzione del debito, ma nella sostanza non ha mai mantenuto la parola data.